Per tradizione la data delle nozze veniva fissata preferibilmente a vino schiarito, cioè dicembre, settembre ed aprile. Il rituale della cerimonia d’apertura dello sposalizio prevedeva un folto corteo di parenti ed amici preceduto dalla sposa, al braccio del padre o del fratello, che dalla casa d’origine si avviava verso la chiesa.
Bianco l’abito della sposa, scuro quello dello sposo.
I convitati, al termine della cerimonia religiosa, erano attesi a casa dello sposo per un lento pranzo, che, iniziando verso l’una, poteva terminare anche verso sera. Scontate, durante il pranzo, le battute, le barzellette, gli ammiccamenti degli amici e gli ammonimenti dei più anziani.
Al termine del banchetto, dopo l’offerta dei doni agli sposi, i più tornavano a casa, mentre la suocera con in mano un bicchiere di vino per il padre della ragazza, attendeva la giovane sposa nella sua nuova dimora.
In genere, l’offerta veniva rifiutata, affinchè la suocera aumentasse il “prezzo” della sposa ad offrire qualcosa di più consistente, ad esempio un maiale, un vitello, un asino oppure un cavallo.
Al termine della trattativa la suocera tendeva, in segno di pace, un ramo di olivo benedetto. Solo in quel momento, il papà della sposa simbolicamente consegnava la propria figlia.
La domenica successiva gli sposi si recavano alla messa, entrambi vestiti in scuro e con un corteo, questa volta più mesto rispetto a quello della settimana precedente.